26 maggio 2007

Discorso avuto con Annalisa che mi sembra giusto riportare qui, perché riassume la serie di cose che non sopportavo in Alessandra. Anche se è solo un riassunto, ergo abbastanza incompleto, dà comunque l'idea.

Escludendo le volte in cui me la prendo solo dopo ore, ripensando a un episodio e accorgendomi di cose che non vanno per niente bene (di solito parto giustificando gli altri), spessissimo mi capita di tralasciare questioni per evitare conflitti. Aggiungi che quando io parlo e qualcuno mi interrompe io non riesco ad impormi e a interrompere a mia volta. Così spesso perdo il filo, e se anche non lo perdo non riesco a dire quel che ho da dire, e la cosa mi fa imbestialire. Solitamente sopporto le interruzioni, ma Alessandra ha il vizio di interrompere a livelli devastanti. E in tre anni non sai quante volte le ho detto di smetterla o almeno di controllarsi (in fondo da piccole ci hanno insegnato che è maleducazione) e tutte le volte è stato come parlare al muro. Sono arrivata al punto di non iniziare nemmeno le discussioni perché sapevo da prima che non avrei potuto dire quello che volevo. L'episodio esemplare è stato la settimana prima della rottura definitiva: mi ha chiesto cosa ne pensassi di una certa cosa. Ho iniziato a rispondere, mi ha interrotto, ho iniziato a rispondere, mi ha interrotto, ho iniziato a rispondere, mi ha interrotto, ho detto: «Aspetta, mi sto perdendo: io ti volevo dire una cosa riguardo questo argomento.» «E allora dilla!!!». Ma come??? E questo era uno dei problemi.
Un altro è che lei è insopportabilmente bugiarda. Per limitarmi solo al terzo anno, una delle più gravi è stata quando ha detto agli altri del gruppo di politiche urbane che noi non saremmo andate all'incontro perché dovevamo fare composizione, e a me che l'incontro era stato annullato. Ho scoperto per caso la bugia, le ho chiesto che storia era e lei ha detto che Stefano mi aveva vista stanca e aveva proposto l'assenza mia e sua. Ho chiesto conferma a Stefano, lui mi ha detto che non era vero e quando l'ho detto a lei, lei mi ha detto che Stefano mi aveva vista stanca e lei gli aveva detto che ero stanca per colpa dei due laboratori e che per questo l'indomani non saremmo andate all'incontro di politiche urbane. Ora: a me le bugie fanno arrabbiare moltissimo, figurati se me le dici di continuo e in maniera tale da screditarmi (senza mia colpa) agli occhi dei colleghi! E questo era un altro dei problemi.
Un altro è il suo atteggiamento di superiorità nei miei confronti. Il faticosissimo 3D fatto tutto da me mentre lei guardava il soffitto o tutt'al più mi diceva che quello lo voleva fatto in un altro modo. Le tavole fatte per la maggior parte da me perché lei non sa nemmeno impostare la scala di stampa (al terzo anno!). Nella tavola degli schizzi ha inventato motivazioni perché si inserissero solo gli schizzi suoi e non i miei. Così sarebbe sembrato che aveva lavorato solo lei, cioè il contrario della realtà. Peraltro i suoi "schizzi" erano molto più belli dei miei, perché i suoi erano foto ricalcate che spacciava come "schizzi" e "studi di alberi". Tutto il semestre a dire che il progetto l'aveva pensato lei e solo dopo aveva trovato una cosa simile da usare come riferimento: peccato che lo volesse per forza che diminuiva di altezza alle estremità (come l'altro), che volesse per forza il laghetto (come nell'altro), che nei suoi "schizzi" ci fossero i lucernari semisferici (come nell'altro)... eccetera. Ci mettevamo d'accordo su cosa dire a correzione e lei diceva altro. Le mie idee erano nostre, le sue erano sue. Eccetera.
Quando è andata a dire a Filippo, davanti a me, che lei era quella che lavorava e io quella che non lavorava; quando ha detto che la tavola era sua perché l'aveva fatta lei; quando ho scritto una frase e me ne sono dichiarata orgogliosa e lei ha detto che l'aveva detta prima lei; quando, quando, quando, ha oltrepassato il limite.

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