28 gennaio 2007

Chi mi conosce sa che io dico sempre che si può non litigare, che le cose si possono dire anziché urlare, eccetera eccetera. Continuo a pensarla così e continuo ad odiare i litigi, ma devo aggiungere una o due postille. Diciamo due. La prima è che si deve urlare quando l'interlocutore non ascolta ciò che gli viene detto a un volume più basso. E sottolineo che ho detto ascolta, non sente. Non parlo dei duri d'orecchio ma dei duri di testa. La seconda è che ogni tanto bisogna urlare per salvaguardare la salute mentale, e un po' anche quella fisica. Stavo facendo la pentola a pressione e sono scoppiata. Strano perché è esattamente il comportamento che dico che bisogna evitare, ed è anche il primo difetto che da bambina ho riconosciuto (silenziosamente) in mia madre.
Il dato positivo è che ho ottenuto la ragione. Non ho sentito mio padre ammetterlo, ma quella sarebbe fantascienza. Il tutto è partito da una questione all'incirca senza importanza, ma è stata più o meno la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Questo perché ogni tot si torna a discutere di questo problema, ma lui non fa mai nulla per correggere il suo difetto. Ammette che esiste, e questo è tutto. Per cui chi interagisce con lui si industria per sopportarlo finché non scoppia.
Sentirsi ignorati sistematicamente dal proprio genitore è devastante. Se capita una volta non ci fai nemmeno caso (non so come facciano gli altri; io non ci faccio caso perché non è un evento degno di nota: succede sempre); se capita ogni tanto ti infastidisce, e puoi lasciar stare o lamentarti; se è costante non lo reggi. Puoi reggerlo anche per molto tempo, ma poi esci di testa. Non volevo dirglielo, volevo tenermi tutto per me. Però ero nervosa e triste e non riuscivo a nasconderlo e piangevo. Poi è arrivato e mi ha chiesto cosa c'era, e quando gli ho detto che non ne volevo parlare nei suoi occhi c'era accusa, c'era disistima, sembrava che me ne facesse una colpa. Un'altra accusa ingiusta. Esplosione. Fuoco. Guerra aperta.
Soluzione? In realtà nessuna, perché tanto lui è fatto così e di cambiare non se ne parla nemmeno. Nemmeno ci si prova. Ci ho messo circa un'ora a tornare a un umore normale, a far sì che non mi tremassero le gambe e che non bastasse un pensiero per farmi piangere di nuovo. Passerà? Non credo. Soluzione? Nessuna, perché posso ignorarlo ma non per sempre. Scoppierò di nuovo. E non mi piace.
Un bacio.

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