20 settembre 2006

Mi conosci estremamente bene. Sai che sono e sono sempre stata la tipa del discutiamone, del chiariamoci, dell'affrontiamo la questione. Lo dimostra il fatto che sto scrivendo questo testo. E sai anche che poche cose mi fanno perdere le staffe, e che una di queste è una qualsiasi accusa ingiusta. Sai che le accuse ingiuste mi buttano a terra e mi fanno malissimo, perché contro quelle non ho difesa. Eppure, forte del tuo dolore, me ne hai rivolta una. Probabilmente sicuro del fatto tuo, sicuro che la ragione fosse tutta dalla tua parte. E mi hai accusata di una cosa falsissima. Per quello sono andata via così, mi sono offesa come ti sei offeso tu.

Te l'ho mai detto, in uno dei nostri infiniti dialoghi, che colleziono i bigliettini dei Baci? Ce n'è uno che continuo a trovare, sin da quando ero piccola, continuano a stamparlo e a metterlo tra la stagnola e il cioccolatino. Dice solo questo: arricchiamoci delle nostre reciproche differenze. Perché non può essere così? Siamo diversi! Soprattutto, a quanto pare, nel modo di vedere i rapporti umani. Chi sono io per pretendere qualcosa da qualcun altro? Solo i bambini hanno il diritto di pretendere, e solo i genitori hanno il dovere di dare. Ma soprattutto. Proprio in questo periodo, come fai a credere che non ti abbia pensato? Mentre ordinavo, e quando finalmente ho ottenuto, quel libro che significa tanto per entrambi, pensi di non avermi mai sfiorato la mente? Pensi che non abbia ricordato la volta che abbiamo scoperto di avere in comune quell'esperienza fondamentale? Pensi che non mi sia ricordata di quando abbiamo fatto quella gara per vedere chi ne ricordava di più, che ovviamente avevi vinto tu? Quello che non ho fatto sono i gesti concreti, gli squilli, i messaggi, le chiamate, gli incontri. Ma sei capace di accettare questa nostra differenza? So che non la comprendi, perché va troppo al di fuori della tua natura. Ed è reciproco. Ma puoi prendere in considerazione l'idea di accettarmi per come sono? Per me i sentimenti esistono indipendentemente dalle parole che li trasmettono. Tu sai perfettamente quanto bene ti voglio. Il fatto che non mi faccio sentire non cambia e non può cambiare questa realtà. D'altronde farmi sentire non può essere un obbligo. Se lo faccio deve essere spontaneo. E non puoi pretenderlo. Non puoi pretendere una cosa che va al di fuori della mia natura. Puoi accettarmi, o puoi cancellarmi. La decisione spetta a te. Se per una differenza di carattere sei disposto a dimenticare tutto ciò che è il nostro rapporto, io non te lo posso impedire.

Non conosci il mio affetto? Non ricordi il nostro rapporto? Io non ho memoria, tu ce l'hai; il rancore può vincerla? Ricorda quello che siamo, le nostre confidenze su tutto e su niente... Ti prego, non buttare via tutto. Io ti aspetto.

17 settembre 2006

Scienza delle Costruzioni. Non ho visto gli esiti, ma so di non averlo passato. E la cosa strana è che non me ne importa niente! Allo scorso appello l'hanno passato in due. Con 18. Stavolta c'erano cose che semplicemente non aveva spiegato. E la domanda è: come mai non lo odio per questo? Un po' è preoccupante... Non è da me. Boh, però va bene.

01 settembre 2006

Domani devo, devo, devo rimettermi a studiare. E non ne ho voglia! Neanche un po'. Però devo almeno provare, perché quest'estate ho dato solo un esame e tra gennaio e febbraio solo altri due, e ho paura di non passare al terzo anno. Non so quanti crediti ci vogliono. E poi vorrei rimediare al mio essere stata così improduttiva. Non mi piace non ottenere risultati, soprattutto quando fatico. Però uffa... Scienza delle costruzioni è pesante!!! E poi mi obbliga a ripassare pesantemente un mucchio di analisi, il che richiede tempo! Spero di riuscire a prepararmi in tempo. Ma in ogni caso uffa. Anche se non è la migliore disposizione mentale per studiare.
Un bacio